воскресенье, 6 ноября 2016 г.

Фрагменты вечности. Review from Metallicomio



Il progetto The Extinct Dreams, nasce nei primi mesi del 2006 a Barnaul (Russia).
Due anni dopo la loro fondazione, nel 2008, la band partecipa a due dei maggiori Festival Doom Metal russi: il PetroDoom di St. Petersburg e il Shadow Doom Festival di Mosca.

Nello stesso anno, la label Backfire Productions, s’interessa della release del debut-album della band Ars Moriendi registrato autonomamente dalla band stessa nello Spirito old school del Doom-Metal e del Death-Metal, intervallandone il sound con incursioni Funeral-Grind. Nel 2010 il gruppo inizia i lavori per la realizzazione del suo secondo full-lenght, Otherwordly Glow, registrato presso i Megaton Studio (Novosibirsk, Russia), rilasciato nel mese di Agosto dello stesso anno sotto l’egida della Backfire Productions.

A Maggio di quest’anno, la band, pubblica il suo terzo album: Fragments of Eternity (Фрагменты вечности – Fragmenty Vechnosti). Questo terzo parto discografico a firma The Extinct Dreams, viene inaugurato da Karma (Карма) il quale è accompagnato da un’introduzione decisamente atmosferica, dai tratti onirici e sognanti, in una veste a metà tra suono acustico/semi-acustico e dopo pochi istanti, il brano verte un sound decisamente più elettrico, assumendo un carattere più energico, ma senza perdere un grammo in fatto di atmosfera e melodia. La prima caratteristica che salta all’occhio (e all’orecchio), riguarda la durata del brano, poco più di diciotto minuti, elemento che potrebbe far storcere il naso ma che invece consente di apprezzare l’elevata varietà del sound dei Nostri, che spazia, come già accennato in apertura, dall’Atmospheric-Metal con lievi venature Black, al Doom più classico, al Funeral-Doom al Death. Un suono variegato davvero godibilissimo, ben sostenuto da un guitar-working di ottima fattura, da una sezione ritmica lenta e cadenzata che disegna, insieme alla chitarra, la giusta atmosfera di questo brano e da linee vocali che passano dal clean, quasi elegiaco e spirituale al growl più cupo e aggressivo. Un inizio perfetto.

A seguire troviamo il brano Damodara stotra (Damodar Ode), anch’esso di una durata notevole, circa dodici minuti. Dodici minuti in cui la band da vita ad un secondo brano decisamente articolato, mantenendo la stessa impronta dell’opener, modellando una canzone che si snoda attraverso un reticolato di atmosfere e sensazioni diversi, coinvolgendo l’ascoltatore in un viaggio onirico, che ad un ascolto superficiale potrebbe apparire monotona, ma che prestando la giusta attenzione, si riescono a percepire, non solo le varie influenze già citate, ma si possono scoprire ed apprezzare tutte le sfumature che si celano tra le pieghe delle melodie e dei ritmi, scoprendo un brano interessante e avvolgente, che si chiude, nella sua terza e ultima parte, con motivo semi-acustico dai tratti romantici che arricchisce ancor di più il mood del pezzo, delineando la giusta atmosfera per la conclusione vera e propria, in pieno stile Doom/Death.

Il viaggio prosegue sulle ali di In Searchs Of Itself (В поисках себя).

Un’intro solenne affidata alla voce calda e vibrata di un organo, spiana la strada al leitmotiv del brano, creato da una serie di riffs sulfurei e ariosi allo stesso tempo che imprimono sulla tela i colori di base su cui il gruppo darà vita a questo suo nuovo quadro. Un paesaggio sonoro sempre variegato e articolato, che mischia abilmente melodia e aggressività, creando un sound sfaccettato che convince immediatamente e da modo di apprezzare pienamente del taglio personale del gruppo nel proporre stili già rodati e apprezzati, infondendogli un’impronta decisa, agguerrita e romantica, delicata e oscura. Una canzone di dieci minuti (dieci minuti e trenta secondi, per essere precisi) in cui si diventa protagonisti di un viaggio sensoriale ottimamente composto ed eseguito. La chiusura, viene affidata alla title-track di questo ottimo terzo full-lenght del trio russo, Fragments Of Eternity (Фрагменты вечности). Le emozioni e le sensazioni che quest’ultima traccia, la quarta del disco, sono molti forti, fredde e calde allo stesso tempo, suadenti e oscure, rituali, mistiche, sognanti, cupe, malinconiche, romantiche, intriganti. Un mix sensoriale a cui la band infonde la totalità delle sue doti artistiche e capacità compositive, creando una amalgama decisa senza la minima sbavatura e senza ricorrere ad espedienti tecnici inutili, un suono pulito ma che rispetta lo Spirito e lo stile originale di ogni genere proposto. Una chiusura in cui ritmi, voci e chitarre, snodandosi attraverso luci e ombre, sogno e realtà, in una altalena di suoni e sapori distinti ma uniti nella stessa sostanza. Una canzone perfetta.

Un album perfetto.

VOTO: 95/100

Source: metallicomio.it

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